La lingua

L’origine del Cimbro

prima_scuolaÈ a conoscenza di tutti, ormai, che il cimbro è una parlata tedesca. Non Cl SI potrebbe sbagliare neppure volendolo: se sentiamo dire da un Cimbro di Giazza ditza haus ist Jear «questa casa è vuota» viene subito in mente che il corrispettivo in tedesco è dieses Haus ist Jeer; sappiamo che “buon giorno” a Giazza si dice guatan tak (in tedesco guten Tag), e “buona notte” guata nacht (in tedesco gute Nacht).

Anche molti nomi di località nei quali ci imbattiamo passeggiando in Lessinia hanno un aspetto nettamente tedesco, che denuncia la loro origine cimbra: contrada jègher, monte Purghestal, Passo Ristele, monte Plische, il Recamào, la Làite, e cosi via. Ugualmente, a Roana si può sentire la frase ich pin dar Jéste bon zèks priidarn « io sono l’ultimo di sei fratelli », che in tedesco suona ich bin der Jetzte von sechs Briidern. E sull’Altopiano d’Asiago troviamo località quali Kaberlaba, Langabisa, Mèltar, Rèndela, Val Frénzela, Gàstach, ecc., tutte chiaramente non venete. Ma quale posizione esattamente occupa il cimbro nel mondo delle parlate tedesche? Precisiamo, per cominciare, che la lingua tedesca è parlata in una vasta area deU’Europa centrale, che si estende da ovest a est dal Belgio alla Repubblica Ceca, e da nord a sud dalla Danimarca all’Italia.

Il tedesco si divide in due grandi gruppi, che a loro volta comprendono ciascuno numerosi dialetti. In questo, il tedesco somiglia all’italiano: infatti, come l’italiano è suddiviso in una quantità di dialetti, anche il tedesco ne ha molti (sebbene non arrivi a contarne tanti, e cosi fortemente differenziati, quanti ne troviamo nello Stivale).

La linea che separa i due gruppi di dialetti corre approssimativamente da Colonia (a ovest) a Dresda (a est). Quello settentrionale è detto basso tedesco, quello meridionale alto tedesco; si tratta di denominazioni entrate in uso già da molto tempo presso i linguisti tedeschi, che vollero cosi caratterizzare le parlate delle pianure del Nord della Germania (la Germania piana o bassa, quindi “basso” tedesco, in ted. niederdeutsch) e le parlate delle zone montuose del Sud (la Germania alta, quindi “alto” tedesco, in ted. hochdeutsch).

A sua volta, l’alto tedesco si suddivide ulteriormente in due varietà: tedesco superiore (oberdeutsch) e tedesco centrale (mitteldeutsch). Quest’ultimo occupa la parte più settentrionale dell’alto tedesco, quella a contatto con le zone dov’è parlato il basso tedesco: semplificando, è la varietà di gran parte della Franconia e della Turingia. Il basso tedesco è detto in Germania anche plattdeutsch; propriamente ne fa parte anche l’olandese, che per ragioni storiche -essendo divenuto la ~ lingua ufficiale dei Paesi Bassi, od Olanda -ha avuto un’evoluzione tutta particolare.

L’attuale lingua tedesca ufficiale è nata con Martin Lutero (1483-1545). Fino a Lutero, la Bibbia era conosciuta solo nella sua versione latina; egli volle tradurla in tedesco, lavoro che terminò nel 1534. Per far ciò Lutero adottò l’alto tedesco, usandone entrambe le varietà superiore e centrale. In seguito molti altri scrittori contribuirono a rafforzare la nuova lingua, destinata a diffondersi in tutto il mondo tedesco, ma senza dubbio il merito maggiore della creazione va riconosciuto a Martin Lutero.

Tanto il basso tedesco quanto l’alto tedesco passarono attraverso tre periodi evolutivi, detti “antico”, “medio” e “nuovo”. Quello che ci interessa particolarmente, dato che da esso deriva il cimbro, è l’alto tedesco. Si ebbe, così, l”’antico altotedesco” (althochdeutsch), dal 750 circa d.C. al 1100 circa; il “medio altotedesco” (mittelhochdeutsch), dal 1100 circa al 1500 circa; e il “nuovo altotedesco” o tedesco moderno (neuhochdeutsch) , dal 1500 circa a oggi. Come si noterà, stavolta si scrive “alto tedesco” senza spazi, con un’unica parola: è una questione di praticità, per evitare confusione nella lettura. Quando le due parole ricorrono in unione con aggettivi o sostantivi, diventano una sola. Sempre per praticità, spesso si abbreviano le prime due fasi con le seguenti sigle: aat. = antico altotedesco; mat. = medio altotedesco. La terza la si definisce semplicemente ted. mod., tedesco moderno.

Molte sono le differenze tra basso e alto tedesco, ma le piu importanti consistono nel trattamento di certe consonanti. Eccone alcuni esempi: “parlare” basso ted. spreken alto ted. sprechen “fare” maken machen “sperare” hopen hoffen “piffero” pipe pfeife.
Scendiamo ancora più in dettaglio. Il tedesco superiore (oberdeutsch), ossia il gruppo di dialetti altotedeschi delle regioni più meridionali, comprende: 1) il fràncone superiore, in ted. oberfrankisch, parlato nell’Assia e nella Franconia, attorno a centri quali Heidelberg, Francoforte, Wurzburg, Bamberga, ecc.; 2) l’alemannico, in ted. alemannisch, parlato in Alsazia, Svizzera tedesca, Vorarlberg, Baden meridionale, Wurttemberg e striscia occidentale della Baviera; 3) il bavarese, in ted. bairisch, parlato nella Baviera -senza la Franconia e la Svevia3-e in Austria.Si può aggiungere che l’alemannico si divide in due rami, lo svevo (parlato in Svevia, e in particolare dalla Foresta Nera al fiume Lech) e all’alto alemannico o tedesco svizzero. Ora veniamo al cimbro. Questa parlata si suddivide in tre dialetti: il cimbro di Luserna o lusernate, quello dei Sette Comuni o settecomunigiano e quello dei XIII Comuni Veronesi o tredicicomunigiano.

I tre dialetti non sono molto differenziati l’uno dall’altro, e ciò significa che il tempo trascorso dal momento dell’arrivo dei coloni originari in Italia non è eccessivamente lungo. La concordanza con ciò che sappiamo di questo arrivo dalle testimonianze storiche è stupefacente: i primi coloni dovettero giungere sull’Altopiano d’Asiago (costituendo in seguito i Sette Comuni) verso la metà dell’XI secolo o poco dopo, diciamo tra il 1040 e il 1080, e i circa dieci secoli che sono passati da allora giustificano bene l’evoluzione a cui sono andate incontro le parlate cimbre. Qualsiasi lingua e qualsiasi dialetto, infatti, subiscono alterazioni col passare del tempo: nessun linguaggio resta immune da tale legge. L’italiano di oggi e i suoi dialetti sono tutti forme evolutive del latino; il greco che si parla attualmente in Grecia rappresenta l’evoluzione del greco parlato da Esiodo e Platone; l’inglese non è che l’evoluzione dell’anglosassone che si parlava in Inghilterra fino all’invasione di Guglielmo il Conquistatore (avvenuta nel 1066); il russo rappresenta una forma evoluta dell’antico slavo cosiddetto “ecclesiastico”, e così via. Però, qualsiasi linguaggio conserva qualche elemento arcaico -nel lessico, nella fonetica, nella morfologia -che rende evidente il suo punto di partenza. Infatti, nonostante tutti i cambiamenti ai quali esso va incontro nel corso del tempo, un’attenta analisi evidenzia “da dove” il linguaggio è partito, da dove ha cominciato a evolversi secondo leggi proprie, indipendenti da altri linguaggi similari.

Così, i linguisti che hanno studiato il cimbro hanno potuto accertare quali fossero ~e condizioni iniziali di questa parlata. Qui è necessario ricordare i pii! importanti tra di loro, Johann Andreas Schmeller (1785-1852) ed Eberhard Kranzmayer (1897-1975); soprattutto quest’ultimo, al quale dobbiamo le ricerche più meticolose sui dialetti cimbri. Il primo elemento che colpisce nel cimbro è la presenza in esso delle cosiddette “parole d’ordine o parole di riconoscimento bavaresi” (in ted. bairische Kennworter): si tratta di termini caratteristici dei soli dialetti bavaresi, che nei rimanenti dialetti tedeschi non si trovano o si trovano con significato alterato. Abbiamo alcuni esempi di questi termini nel tredicicomunigiano vurto « grembiule », zant « dente », kuntan « accendere », nel settecomunigiano fòat « camicia », khèersa « ciliegia », khèmman « venire ». Queste tipiche voci indicano senza possibilità di dubbio che i primi coloni provennero dall’area dialettale bavarese. Da altre particolarità minori fu possibile stabilire con più precisione il punto da dove i coloni si mossero.

Tenuto conto di un’infinità di elementi fonetici e lessicali, Kranzmayer dedusse che l’area originaria dovette essere circoscritta all’alta valle dell’Inn, all’Otztal, all’alta valle del fiume Loisach, al territorio bavarese dei fiumi Ammer e Lech. Si tratta, dunque, del Tirolo occidentale. In definitiva, come afferma lo studioso nel suo ultimo saggio sull’argomento, è possibile concludere che le colonie cimbre nacquero come segue: « verso il 1100, dal Tirolo occidentale (furono fondati) i Sette Comuni in Italia quale insediamento-madre “cimbro”; dai Sette Comuni, con nuovi apporti dal Tirolo, verso l’anno 1200 Folgaria e Lavarone; verso il 1280, probabilmente con apporti dalla Lechtal tirolese, i XIII Comuni [ … ]; e nel XVI secolo, da Lavarone, Luserna ».
Va notato che nel corso del tempo si ebbero qua e là arrivi sporadici di coloni anche da altre aree del dominio linguistico bavarese.

Questo è uno degli aspetti meno studiati della colonizzazione cimbra. Ci si è chiesti spesso quali 1 contatti avessero le nostre isole cimbre con la madrepatria tedesca; si sapeva che le comunità cimbre desideravano avere sacerdoti che conoscevano il tedesco, e che quasi sempre venivano accontentate, ma è certo che esse non ebbero mai rapporti diretti con le zone da cui i coloni erano partiti. Una volta giunti sui nostri monti, i coloni cimbri -per lo più poveri pastori e boscaioli, andati a stabilirsi in zone impervie -perdevano ogni possibilità di collegamento col loro mondo originario. Chi poteva aiutarli era soltanto il clero italiano: le curie vescovili da cui dipendevano i territori colonizzati dai Cimbri sapevano bene dove si erano sistemate le singole comunità, e in caso di bisogno potevano utilizzare i loro contatti col clero tedesco. Furono le curie vescovili, quindi, che provvidero a far venire preti tedeschi per i Cimbri; ed è verosimile che i loro inviati presso le curie tedesche (di Ulma, di Salisburgo, di Bressanone, ma anche di altre città), parlando col clero locale, diffondessero notizia delle colonie fondate nelle lontane province italiane. In seguito, sacerdoti tedeschi avranno proposto a famiglie in difficoltà economiche -per carestie o altro -di recarsi in Italia; quivi la vita sarebbe stata dura, ma certo meno che in patria.

La documentazione storica di arrivi da aree che non fossero quella originaria del Tirolo occidentale è quasi inesistente (del resto, siamo privi anche di documenti che attestino la partenza dei primi coloni da tale aree). Si sa di almeno due persone che provenivano dalla Val Venosta (sono due coloni presenti a Badia Calavena nel 1333); tuttavia, anche alcuni cognomi cimbri sono con ogni evidenza -secondo le mie ricerche -originari dell’Alto Adige (per esempio Prolunghi, Pojer, Costenaro). Oltre a ciò, il nome della località di Pizzegoro, poco lontano dal centro di Recoaro, deriva sicuramente dal soprannome Pinzgauer del primo colono cimbro che si stabili in quei paraggi, soprannome che significa « nativo della vallata di Pinzgau presso Salisburgo ».6 Il Kranzmayer dimostrò che le isole cimbre possiedono anche alcuni termini caratteristici dell’alemannico: valga per tutti pilach « betulla », che richiama alla mente l’alemannico di Appenzell bilche. Egli ricavava da tali termini la convinzione che qualche colono fosse giunto in Italia anche dal detto cantone svizzero di Appenzell. Una volta stabilitisi sui nostri monti, i Cimbri evolsero la propria parlata secondo schemi autonomi, indipendenti ormai da quelli che si sarebbero affermati nelle zone d’origine. Col tempo, anzi, nelle tre isole principali si formarono tre diversi dialetti. All’evoluzione del cimbro contribuirono certamente anche le circostanti parlate venete. Per dare un esempio dell’influsso veneto, nei XIII Comuni i nessi pI-, kI-e gI-divennero pgli-, kgli-e gli-, proprio come a Verona gli antichi bIava« cereale» e gIara « ghiaia» erano diventati biava e ghiara (quest’ultimo passato in tempi successivi a giara): quindi, dall’antico platz « piazza » si ebbe il moderno tredicicomunigiano pljatz (pronunciato pgliaz), e dall’antico kloban « credere» si ebbe kljoban (pronunciato kgliòban).

Nei Sette Comuni, per influsso vicentino il suono -schpassò all’s sorda: l’originario mischen « mescolare» divenne, cosi, l’attuale missan, e schaaben « grattugiare» divenne sàaban. La diversità d’origine dei coloni e la mancanza di contatti con la madrepatria tedesca fecero si che la parlata cimbra apparisse poco comprensibile anche agli stessi Tedeschi. I viaggiatori tedeschi, infatti, che si imbattevano nei Cimbri erano in genere gente con una certa istruzione, venendo in Italia per contatti politici, ecclesiastici o commerciali. Ai loro orecchi, educati alla lingua che si usava verso la fine del Medioevo nelle città tedesche, doveva suonare alquanto strana la parlata dialettale, di un dialetto non ben definibile, dei nostri montanari.

Questo spiega perché già nel 1477 il poeta-fabbro veronese Francesco Corna da Soncino scrivesse:

« Trovasi ancor nel terren veronese / una zentalia molto desusata / da li costumi d’ogni altro paese […] Sempre tra loro todescando vano: / la lingua lor da germanico pende, / ma con boni Todeschi non s’intende ». Cioè, i Cimbri “stanno sempre a parlare tra di loro in tedesco; la loro lingua ha del germanico, ma non viene intesa dai veri Tedeschi”.

Se questo si poteva dire nel 1477, figurarsi al giorno d’oggi, con l’evoluzione intervenuta da allora tanto nelle parlate cimbre quanto nel tedesco letterario… Prof. Giovanni Rapelli Foresta del Cansiglio-Pian Osteria, 22.06.2003