“Sono gente robusta, pulita, parca di parole e di movimenti”,
come Scriveva il Soravia nel 1879 in “Nuova Rivista Forestale”. I rapporti sia all’interno dell’etnia che con le popolazioni contermini si fondavano unicamente sulla parola data. Prova ne è il detto diffuso nei paesi confinanti “tajà come an zimbarlo”: “giusto come un cimbro”.
“sono eglino comunemente di corporatura assai robusta, tolleranti di grandi fatiche, del freddo e dell’intemperie; hanno buon colorito, occhi cerulei, capelli biondi, statura alta e snella”.
Scriveva invece il Tecini per quanto riguarda l’aspetto fisico